Della luce, delle tenebre (English below)
“Dopo il felice esordio, ancora formalmente figurativo, di Eucalyptus, la ricerca artistica di Gabriele Casale per alcuni anni si è definita in ambiti compiutamente aniconici, approdando ora a raffinate giustapposizioni cromatiche concluse in perfette geometrie, ora alla totale dissoluzione della forma coniugata ad una libertà segnica perfettamente governata.
Oggi Gabriele torna a sondare temi noti, quali l’albero e il paesaggio, che dopo un accorto processo di destrutturazione e rielaborazione vengono restituiti in una zona di confine dove l’astrazione non è mai assoluta, ma ne serbano appieno le premesse e gli intenti spirituali.
Nel costante dialogo tra terra e cielo, nell’eterno colloquio tra materia e spirito, il motivo dell’albero declina nel paesaggio dando luogo a nuovi dialoghi – direi sacre conversazioni - in cui il colore è spesso solo suggerito. L’albero, trasfigurato e risolto nella sua complessa verticalità, è mitico axis mundi che unisce terra e cielo; è “scala di Giacobbe” elevata a soddisfare l’anelito ultraterreno dell’uomo; è legno e croce che si compenetra con la Madre terra in un’irrisolta ricerca dell’Eterno.
I Paesaggi di Casale narrano un vagheggiato e irraggiungibile altrove, fine ultimo della creazione artistica. Esprimono una “necessità mistica”, che conduce dove l’oscurità delle tenebre è appena mediata dal tenue dissolversi di accennati bagliori e la materia si dissolve e si purifica, quasi sublimandosi, in un alchemico fluire dal buio della nigredo alla luce dell’albedo, perché “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre”.
Chiedono attenzione, al fine di cogliere gli innumerevoli istanti di una musicalità appena sussurrata, celata nella tessitura grafica, nelle accorte gradazioni tonali. Solo così, e solo a chi saprà vedere, si svelerà“il buon Dio nascosto nei dettagli”
Vincenzo Scozzarella
Of light, of darkness
After the successful debut, which was still formally figurative, of Eucalyptus, Gabriele Casale’s artistic research favoured fully aniconic fields, resulting in refined chromatic juxtapositions giving shape to perfect geometries, or in the total dissolution of the form combined with a perfectly governed freedom of the sign.
Today Gabriele returns to the themes that are familiar to him, such as the tree and the landscape, which, after a carefully managed process of deconstruction and reconstruction, are presented in a border area where abstraction is never absolute, but the premises and the spiritual intent are preserved.
In the constant dialogue between earth and sky, in the eternal talk between matter and spirit, the motif of the tree merges with the landscape giving birth to new dialogues – I would say sacred conversations – where colour is often only hinted at. The tree, transfigured and accomplished in its complex verticality, is a mythical axis mundi uniting earth and sky; it is “Jacob’s Ladder” erected to meet the eternal yearning for the ultra-mundane; it is wood and cross that permeate Mother Earth in an unresolved quest for Eternity.
Casale’s landscapes depict a yearned and unreachable elsewhere, the ultimate purpose of the artistic creation. They express a “mystic need”, leading where the tenebrous darkness is just a little softened by the faintly dissolving subtle flashes and where the matter dissolves and purifies itself, almost sublimating itself, in an alchemic flow from the darkness of nigredo to the light of albedo, because “God is light and in him there is no darkness”.
One has to look at them attentively, in order to grasp the endless moments of a barely suggested musicality, hidden in the graphic weaving, in the careful tonal gradation. “Good God is in the detail” and only in this way, only for those who will be able to see, He will appear.
Vincenzo Scozzarella (trad. Claudia Marchetti)
“Dopo il felice esordio, ancora formalmente figurativo, di Eucalyptus, la ricerca artistica di Gabriele Casale per alcuni anni si è definita in ambiti compiutamente aniconici, approdando ora a raffinate giustapposizioni cromatiche concluse in perfette geometrie, ora alla totale dissoluzione della forma coniugata ad una libertà segnica perfettamente governata.
Oggi Gabriele torna a sondare temi noti, quali l’albero e il paesaggio, che dopo un accorto processo di destrutturazione e rielaborazione vengono restituiti in una zona di confine dove l’astrazione non è mai assoluta, ma ne serbano appieno le premesse e gli intenti spirituali.
Nel costante dialogo tra terra e cielo, nell’eterno colloquio tra materia e spirito, il motivo dell’albero declina nel paesaggio dando luogo a nuovi dialoghi – direi sacre conversazioni - in cui il colore è spesso solo suggerito. L’albero, trasfigurato e risolto nella sua complessa verticalità, è mitico axis mundi che unisce terra e cielo; è “scala di Giacobbe” elevata a soddisfare l’anelito ultraterreno dell’uomo; è legno e croce che si compenetra con la Madre terra in un’irrisolta ricerca dell’Eterno.
I Paesaggi di Casale narrano un vagheggiato e irraggiungibile altrove, fine ultimo della creazione artistica. Esprimono una “necessità mistica”, che conduce dove l’oscurità delle tenebre è appena mediata dal tenue dissolversi di accennati bagliori e la materia si dissolve e si purifica, quasi sublimandosi, in un alchemico fluire dal buio della nigredo alla luce dell’albedo, perché “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre”.
Chiedono attenzione, al fine di cogliere gli innumerevoli istanti di una musicalità appena sussurrata, celata nella tessitura grafica, nelle accorte gradazioni tonali. Solo così, e solo a chi saprà vedere, si svelerà“il buon Dio nascosto nei dettagli”
Vincenzo Scozzarella
Of light, of darkness
After the successful debut, which was still formally figurative, of Eucalyptus, Gabriele Casale’s artistic research favoured fully aniconic fields, resulting in refined chromatic juxtapositions giving shape to perfect geometries, or in the total dissolution of the form combined with a perfectly governed freedom of the sign.
Today Gabriele returns to the themes that are familiar to him, such as the tree and the landscape, which, after a carefully managed process of deconstruction and reconstruction, are presented in a border area where abstraction is never absolute, but the premises and the spiritual intent are preserved.
In the constant dialogue between earth and sky, in the eternal talk between matter and spirit, the motif of the tree merges with the landscape giving birth to new dialogues – I would say sacred conversations – where colour is often only hinted at. The tree, transfigured and accomplished in its complex verticality, is a mythical axis mundi uniting earth and sky; it is “Jacob’s Ladder” erected to meet the eternal yearning for the ultra-mundane; it is wood and cross that permeate Mother Earth in an unresolved quest for Eternity.
Casale’s landscapes depict a yearned and unreachable elsewhere, the ultimate purpose of the artistic creation. They express a “mystic need”, leading where the tenebrous darkness is just a little softened by the faintly dissolving subtle flashes and where the matter dissolves and purifies itself, almost sublimating itself, in an alchemic flow from the darkness of nigredo to the light of albedo, because “God is light and in him there is no darkness”.
One has to look at them attentively, in order to grasp the endless moments of a barely suggested musicality, hidden in the graphic weaving, in the careful tonal gradation. “Good God is in the detail” and only in this way, only for those who will be able to see, He will appear.
Vincenzo Scozzarella (trad. Claudia Marchetti)